lunedì 28 novembre 2011

Monologhi: Lionel Abelanski a.k.a. Shlomo

Nel 1998 dalla Romania arriva un film di notevole interesse, Train de vie, una rilettura surreale della tragedia della Shoa. Il regista e sceneggiatore del film è Radu Mihăileanu, autore del recente Le Concert. La trama è tanto semplice quanto geniale: gli abitanti di un piccolo villaggio ebraico dell’Europa dell’Est, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, decidono di creare un finto treno di deportazione per fuggire dall’Europa e raggiungere la Palestina, futura terra promessa. La buffa idea che salverà la vita a tutti gli abitanti dello shtetl è di Shlomo, il pazzo del villaggio. Solo a pochi secondi dalla fine, però, si scopre che tutta la storia alla quale abbiamo assistito è il frutto bizzarro di una mente fantasiosa. Vediamo il bel faccione di Shlomo dietro ad un filo spinato che, sorridente, ci dice: “Questa storia è vera… o quasi”. E giù pianti.

Il monologo tratto dal film è proprio dello stesso Shlomo. Rivolgendosi al rabbino della comunità, il nostro esprime alcune ragionevoli perplessità sull’esistenza di Dio, suscitando non poco sconcerto tra i compagni di viaggio.


“Dio creò l’uomo a sua immagine”… è bella. Gloime ha immagine di Dio. Ma chi l’ha scritta questa frase nella Torah? L’uomo, non Dio. L’uomo. L’ha scritta senza modestia paragonandosi a Dio. Dio forse ha creato l’uomo, ma l’uomo… l’uomo, il figlio di Dio, ha creato Dio solo per inventare sé stesso. L’uomo ha scritto la Bibbia per paura di essere dimenticato, infischiandosene di Dio. Rabbino, non amiamo e non preghiamo Dio, ma lo supplichiamo, lo supplichiamo perché ci aiuti a tirare avanti. Cosa ci importa di Dio per come è? Ci preoccupiamo solo di noi stessi. Allora la questione non è solo sapere se Dio esiste, ma se noi esistiamo.

Marco

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