venerdì 11 febbraio 2011

Laboratorio di messa in scena



"... questo stesso vasto globo, sì,
e quello che contiene, si dissolverà,
come la scena priva di sostanza ora svanita,
senza lasciare traccia. Noi siamo della materia
di cui son fatti i sogni e la nostra piccola vita
è circondata da un sonno".

W. Shakespeare


"Il giorno che moriremo una lieve brezza cancellerà
le nostre impronte dalla sabbia.
Quando calerà il vento chi dirà nell'eternità
che una volta camminammo qui, all'alba del tempo?"

da un canto dei Boscimani del Kalahari


"ALLESTIRE" è un laboratorio sul processo di messa in scena di uno spettacolo.
Un laboratorio di livello avanzato per attori, rivolto a chi abbia concluso un percorso di formazione almeno triennale.
Un laboratorio che si terrà a Dedalo, a partire da Febbraio 2011.

ANNOTAZIONI SUL LABORATORIO


Allestire è, nella sua origine, una parola usata dai marinai.
Allestire una nave: disporre il carico, bilanciarlo. Mettere a punto prima di partire.
Allestire uno spettacolo è preparare una nave per un viaggio.
La mia esperienza mi ha portata a pensare (e praticare) il lavoro di messinscena come un processo, un intenso percorso di ricerca condiviso tra persone.
So che se si lavora seriamente, il viaggio che porta ad uno spettacolo "finito" può essere molto lungo; forse è per questo che spesso i "laboratori di produzione" portano a raccogliere ottimi materiali di scena che, "per mancanza di tempo", restano grezzi, con un ampio margine di approssimazione.

Questo laboratorio si focalizzerà proprio su quella parte di lavoro che spesso, soprattutto in ambito formativo, si sfiora appena.
Nel lungo processo di creazione, "allestire" è il momento in cui la storia deve trovare la sua forma. È il momento in cui si articola il linguaggio di uno spettacolo, ove ogni aspetto (struttura drammaturgica, scelte inerenti lo spazio, l'ambiente sonoro, gli oggetti, la recitazione, etc) confluisce in un insieme espressivo coerente. È il processo di lavoro attraverso cui si fissano - forse per sempre - le "regole generatrici" di quel mondo vivente che è una storia raccontata sulla scena.
Tutto ciò sarà il cuore pulsante del laboratorio.

Sarà un laboratorio di formazione: un viaggio di ricerca, innanzitutto, ove sia possibile incontrare occasioni per imparare, chiarire o ispirare il proprio lavoro.
Oltre e insieme a questo, il percorso approderà alla realizzazione di uno spettacolo teatrale.

Perché tutto questo sia possibile all'interno di un tempo ragionevole, il laboratorio disporrà di una base di materiali di lavoro da me proposti "a priori": un plot narrativo di base, spunti relativi a possibili scelte di linguaggio, riferimenti e "fonti" a cui rivolgersi nella ricerca. Avremo in pratica un terreno già preparato e fertile, evitando lunghe fasi divergenti. Come in un gioco, ci sarà un contesto, delle regole, vincoli che consentiranno grande libertà di movimento. E molte domande.

I materiali di cui si disporrà derivano dall'esperienza maturata la scorsa stagione insieme a un gruppo di studenti di Dedalo, con la preparazione del saggio "Ad occhi chiusi". Malgrado l'incompiutezza del lavoro, tipica di uno studio, la materia ancora grezza si è rivelata talmente ricca di spunti da convincermi (insieme - va detto - alle richieste di alcuni studenti tenaci) a farne la base per il laboratorio.

Rispetto ai contenuti, solo due coordinate.
Chiunque sia interessato avrà modo di parlare a lungo con me dello spirito del lavoro.
"Ad occhi chiusi" è l'esito di un'esercitazione su "la Tempesta" di Shakespeare, in cui gli allievi hanno avuto infinita libertà di movimento, la possibilità di allontanarsi totalmente da una interpretazione letterale. E così è stato, alla fine. Niente isole, niente sovrani, niente magia.
La troupe di un film, persa nel cuore più inaccessibile del deserto del Kalahari.
Acqua e viveri per pochi giorni.
Intorno, un ambiente selvaggio, vivo di una vita inconoscibile.
Il deserto è uno specchio in cui guardarsi. Non sempre quello che si vede è rassicurante.
Kalahari, ossia "kgalagadi", la grande sete...
La Tempesta è lontana, eppure non posso fare a meno di pensare ai naufraghi che vagano sull'isola di Prospero come a degli Antenati.
Così sarà anche per il laboratorio.
Non sarà un lavoro sulla Tempesta. La Tempesta sarà una delle sue fonti sotterranee.
Il deserto sarà il mondo, sarà il personaggio principale della storia. Sarà la storia.

Laura Butti

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