martedì 5 aprile 2011

Monologhi: Pietro Tordi a.k.a. l’avvocato De Manzi

La nuova proposta della rubrica Monologhi è tratta da una scena di Divorzio all’italiana, un film ormai datato ma pur sempre attuale (per diversi motivi, primo fra tutti il “problema” del matrimonio e le sue possibili, grottesche, soluzioni) di Pietro Germi, uscito in Italia nel lontano 1961, esattamente mezzo secolo fa.

L’interpretazione di Pietro Tordi nell’arringa dell’avvocato De Manzi è volutamente caricaturale e stereotipata. Nostro, chiaramente, è il compito di renderla più naturale ed espressiva possibile nel momento della performance. Buona arringa a tutti.


Signori della corte. Bocca baciata non perde ventura. Ma io vi dico, parafrasando un testo ben più alto e ben più sacro, riguardo a una donna con desiderio: ha già commesso peccato nel cuor suo. Perciò, mentre il treno trasportava Mariannina Terranova verso la sua tragica meta, mentre la trasportava inarrestabile come inarrestabile era il fato che la spingeva, lei, piccola e povera creatura del sud, avvolta nell’antico scialle scuro, simbolo del pudore delle nostre donne, le mani congiunte a torturarsi in grembo, quel grembo da Dio condannato, sacra condanna, ai beati tormenti della maternità, mentre il treno correva, così, come un incubo incessante, dove risuonava il mistico fragore delle ruote e degli stantuffi, e alle orecchie deliranti della povera Mariannina Terranova, disonorata, disonorata, disonorata, disonorata, disonorata, disonorata, disonorata… Ma l’onore, signori miei, l’onore, che cos’è l’onore? Terremo ancora per valida la definizione che di esso ne dà il Tommaseo, questo monumentale dizionario della lingua italiana, quando lo definisce come “il complesso degli attributi morali e civici che rendono un uomo rispettabile e rispettato nell’ambito della società in cui vive”, o lo butteremo noi nel ciarpame delle cose vecchie e inutili e sorpassate? Lettere, lettere vergate da anonime ma simboliche mani, lettere illeggibili, che offenderebbero la dignità di quest’aula, da citare tal’altre come questa, in una sola parola compendio la sorte dell’infelice Mariannina, cornuta, o come questa, che addirittura affida alla icasticità di un’immagine l’espressione del pensiero.

Marco


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