martedì 26 aprile 2011

Monologhi: Joan Fontaine a.k.a. Mrs. de Winter

Dopo la lunga e rilassante pausa pasquale, il blog di Dedalo torna alla carica con un monologo tratto da Rebecca la prima moglie, un bellissimo film che oggi compie settantuno anni. E’ il primo lungometraggio di Alfred Hitchcock ad essersi aggiudicato il Premio Oscar come miglior film dell’anno, nel lontanissimo 1940. Quasi preistoria ormai.

Laurence Olivier è Giorgio Fortebraccio Massimiliano “Massimo” de Winter, un ricco signore rimasto vedovo della prima moglie Rebecca, scomparsa in circostanze misteriose. Il lord inglese conosce e sposa una giovane donna, interpretata da Joan Fontaine, e vive con lei in una lussuosa villa di Montecarlo. La seconda signora de Winter vive ossessionata dal ricordo di Rebecca, e diventa gelosa di tutto ciò che la riguarda. E la notte, fa dei sogni strani.

Il monologo qui proposto è il racconto di un sogno della donna, ed è anche l'incipit del film.

La scorsa notte ho sognato di essere tornata a Manderley, mi sembrava di essere ferma al cancello che chiude il viale, e di non poter entrare da chissà quanto tempo perché il passaggio mi era stato sbarrato. Poi, come accade a chi sogna, ad un tratto mi sentii in possesso di poteri sovrannaturali, e attraversai come un fantasma le sbarre che mi erano davanti. Il viale si snodava di fronte a me, con le sue curve tortuose, come una volta. Ma a mano a mano che andavo avanti mi accorsi che c’era qualcosa di mutato, la natura aveva ripreso quello che le apparteneva, e a poco a poco aveva invaso il viale con lunghe dita tenaci. Sempre più addentro si insinuava il misero sentiero che una volta era stato il nostro viale. Finalmente arrivai a Manderley. A Manderley, segreto e silenzioso. Il tempo non era riuscito a sfigurare la perfetta simmetria delle sue mura. Il chiaro di luna può giocare strani scherzi alla fantasia. Mi sembrò, improvvisamente, che giungesse luce dalle finestre. Poi, portata dal vento, una nuvola coprì la luna, e sembrò una mano scura davanti a un volto. L’illusione svanì. Quelle mura mi parvero simili a una conchiglia vuota in cui non risuonassero più echi di vita passata. Noi non possiamo tornare a Manderley, ormai è più che certo. Ma talvolta nei sogni, io rivivo quegli strani giorni della mia vita, che per me cominciarono sulle rive del Mediterraneo.

Marco

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