giovedì 3 marzo 2011

Monologhi: Toni Servillo a.k.a. Giulio Andreotti

Accanto a Film della settimana, oggi il blog di Dedalo inaugura Monologhi, una nuova rubrica che ha l’ambizione di raccogliere i monologhi a nostro avviso più significativi della storia del cinema e del teatro disponibili in rete. E’ anche un modo per suggerire spunti sui quali lavorare durante l’anno quando è necessario avere un monologo pronto da provare in classe, o semplicemente per tenerli a mente in vista delle temutissime audizioni finali di giugno e settembre. E, soprattutto, per i provini ai casting.

Il primo monologo che vogliamo qui ricordare è tratto da un film molto famoso, Il divo di Paolo Sorrentino, che magari qualcuno di voi non ha ancora visto (e allora fatelo immediatamente, cosa aspettate!), ma del quale sicuramente tutti ne avrete sentito parlare. E’ la risposta del cinema ai loschi affari fatti da Andreotti e la sua cricca nel corso della seconda metà del secolo scorso.

Giunto al settimo mandato da Presidente del Consiglio dei Ministri, e con le indagini della magistratura che stringono sempre più sui rapporti tra il divo Giulio e la mafia, il personaggio interpretato da Toni Servillo, simulando un dialogo ipotetico con la moglie Livia, trova il coraggio di confessare in privato le proprie colpe. Tuttavia non sembra pentirsene, tutt’altro.

Ecco il testo del monologo:

Livia, sono gli occhi tuoi pieni che mi hanno folgorato un pomeriggio andato al cimitero del Verano, si passeggiava e io scelsi quel luogo singolare per chiederti in sposa, ti ricordi? Si lo so gli occhi tuoi pieni e puliti, incantevoli e incantati non sapevano non sanno e non sapranno e non hanno idea. Non hanno idea delle malefatte che il potere deve commettere per assicurare il benessere e lo sviluppo del paese. Per troppi anni il potere sono stato io. La mostruosa, inconfessabile contraddizione: perpetuare il male per garantire il bene. La contraddizione mostruosa che fa di me un uomo cinico e indecifrabile anche per te; gli occhi tuoi pieni, puliti e incantati non sanno la responsabilità diretta o indiretta per tutte le stragi avvenute in Italia dal 1969 al 1984 e che hanno avuto per la precisione 208 morti e 817 feriti. A tutti i familiari delle vittime io dico si, confesso è stato anche per mia colpa , mia colpa, mia grandissima colpa. Questo dico anche se non serve. Lo stragismo per destabilizzare il paese, provocare il terrore, isolare le parti politiche estreme, per rafforzare i partiti di centro come la DC. La hanno definita strategia della tensione: sarebbe più corretto dire strategia della sopravvivenza. Roberto, Michele, Giorgio, Carlo Alberto, Aldo, per vocazione o per necessità, ma tutti irriducibili amanti della verità, tutte bombe pronte ad esplodere che sono state disinnescate col silenzio finale. Tutti a pensare che la verità sia una cosa giusta e invece è la fine del mondo! Noi non possiamo consentire la fine del mondo in nome di una cosa giusta! Abbiamo un mandato noi, un mandato divino! Bisogna amare così tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene. Questo Dio lo sa, e lo so anch'io.

Marco

3 commenti:

Paolo ha detto...

non sembra pentirsene dici Marco ? dipende dall'intenzione che dai alla frase "bisogna amare cosi tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene ; recitala con voce strozzata e non dimenticare di rafforzare la parola chiave con un " tantoddio "

Paolo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Paolo ha detto...
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